FRANCO BELSOLE Visual artist

da «Streets»

di Fabrizio Forti

Interpretando il suo lavoro come un "compromesso" tra l'immagine nella sua mente e quella esterna dell'anonimato', Belsole sembra attraversare le due anime contrapposte della fotografia:

L'istantaneità della realtà -questa magica posa che la natura tutta sembra concedere con la cattura di un istante- e l'irreale quasi onirica immagine che offre nel momento in cui si emulsiona l'atto. ecco che, quando questo avviene,la fotografia come forma d'arte appartiene a se stessa, diviene disciplina autonoma in grado di farci leggere quello che l'autore ha letto prima di noi,ci insegna a saper vedere oltre, stampando nella nostra mente la cattura di quell'attimo esistente volutamente liberato dai teatralismi della messa in scena,proprio perché interprete sapiente di quel compromesso di cui parla l'artista.

La volontà di anonimato viene mantenuta anche per quei personaggi proiettati ,o meglio,catturati in quell'istante. Volti occultati da oggetti urbani,magari voltati di spalle,coperti dai capelli,da un riflesso o dall'assenza di contrasto chiaro scurante.Visi che anche quando appaiono sembrano mancanti di un carattere identificatore.

Come anonime risultano essere quelle architetture,quei…limiti architettonici,… barriere morali e intellettuali…''come lui le definisce,appartenenti ad ogni luogo e al tempo stesso altrove -da Roma a Parigi,a Vienna,a New York,a…..

-comunque limiti che alimentano l'incomunicabilità e come tali senza patria, riconoscibilità , storia.

L'occhio attento e sensibile si sofferma allora sui particolari minori, inaspettati, creduti anonimi; sui riflessi,sulle trasparenze e sovrapposizioni e li riscatta ponendoli come soggetti principe di quella natura morta.Ogni scatto è alla ricerca di quel minimo che possa contrapporsi al corale ,di quel elemento che distragga e in un certo senso metta in crisi la scena tutta,rivendicando il diritto ad esserci .

Belsole afferma di cercare la rappresentazione di un momento non decisivo, di un non evento, e riesce a catturarlo, forse, proprio rifiutando quella posa che la natura -anche quella umana- gli offre, come se la sua volontà creativa lo porti a costruirsi la sua scienza senza che questa venga in nessun modo suggerita dall'evento dalla riconoscibilità, dalla storia; sembra quasi una volontà di non voler accettare alcun aiuto dall'esterno, o meglio nessun suggerimento preconfezionato,quasi a voler ricordare una morandiana idea di poetica dello spirito per cui la storia non può far altro che starsene ferma e osservare.